Questo è l’esempio di sinergia e di rete che fa di tanti individui eccezionali un grande gruppo di lavoro che non ha limiti qualitativi e produttivi se non l’immaginazione stessa. Grazie alla rete di Digital Cinema Crew si è creata una sinergia tra un brillante regista inglese, Simon Richards, e Noi Napoletani. Simon ha trovato qui la location perfetta, un non luogo dove ambientare il proprio Script, questo grazie alle competenze decennali di Sara Nocera ed alla FilmCommission Campania. Tutti noi siamo abituati a vedere una certa storia ed una certa qualità solo su piattaforme internazionali di video streaming, lo stesso gruppo di lavoro (Valeria Gaudieri 1° Camera Assistant, Mattia Falco Chief Elettrician, Cherubino Gambardella BestBoy, Antonio Azzurro Production Director, etc etc), mentre la Nostra Molly prendeva vita dalla carta in carne ed ossa, ha percepito la potenza dell’immagine e l’internazionalità del progetto.
MOLLY
The same feeling’s been coming back.
The one about my cousin. I think it’s real. I recognise her, but she’s got a scar on her face. It’s hard to see, but it’s there…
Mi piace lasciare traccia dei piazzati di luce dei lavori che faccio ed in questo caso ne sono particolarmente orgoglioso perché, assieme a Mattia Falco CSQ Elettricista, abbiamo cercato e trovato la minimalizzazione delle fonti luminose, lavorando sinergicamente con il progetto di scenografia, perché tutto sembrasse “reale”. Abbiamo, io e Mattia, acquistato le ultime lampadine alogene (non più in commercio) da un vecchio ferramenta nel dedalo di stradine alle spalle di Piazza Dante a Napoli, dove è sita la location, e poi le abbiamo dimmerate fino a che il risultato non fosse ideale per il racconto filmico.
Come è stato possibile tutto ciò?
C’è una sola parola che definisce tutto il processo casuale che ha generato questo progetto ed è RETE.
Ogni singolo istante che tutti noi, dal Regista agli attori a me che ne ho curato la fotografia e tutti gli altri della squadra, abbiamo impegnato nel perfezionamento della tecnica e delle nostre competenze ci ha permesso di rispondere positivamente alla chiamata ricevuta dalla Rete.
Dopo aver scritto la sceneggiatura, Simon ha iniziato a cercare nel mondo un luogo che rispondesse alle necessità del suo racconto. Il “non luogo” dove Molly viene svuotata della sua anima ha preso forma nell’ex Anagrafe del Regno delle Due Sicilie. Tra interminabili scaffali pieni di Faldoni centenari, Simon ha visto prendere vita le emozioni immaginate. Non sono mancati i problemi, logistici ed organizzativi: non ultimo un lutto improvviso per la protagonista che non le ha permesso, a distanza di una settimana, di poter essere sul set. Ma questo ha innescato il nostro spirito risolutivo che caratterizza da millenni il popolo napoletano. Noi sappiamo risolvere problemi, forse per l’atavica carenza infrastrutturale che contraddistingue questa area geografica, o forse per l’innata genialità di chi nasce qui. Cosa di questo sia il generante od il generato, come il dilemma dell’uovo e della Gallina, poco importa. La cosa necessaria è stata aver dato a Simon la capacità di pensare come noi. Ciò ha portato sul set in tempo record non una sostituta, ma la Vera Molly: Rachel August. Immensa, profonda, unica, ha dato carne ed ossa e sangue ad un vortice di emozioni in divenire. Ecco alcuni dei fotogrammi del suo PP che esprimono solo in piccolissima parte quanto sia stata grande.
Questo ShortFilm, che posterò non appena avrà terminato il suo percorso nella distribuzione, è stato un esperimento anche nel size: 8K 4:1. Una forma interessante di ripresa che permette di dare nuova linfa all’uso delle focali dette ”normali”, accostandole al linguaggio cinematografico delle lenti anamorfiche. Altra interessante nota è l’uso delle nuove Compact Prime di terza generazione di ZEISS. In principio avrei voluto utilizzare le MK II, con cui è stato girato in ultimo e non per ultimo il capolavoro holliwoodiano di ARRIVAL per ottenerne lo stesso risultato in termini di pasta e morbidezza dell’immagine. È bastato usare una Red Epic-W 8K Helium e le CP3 Zeiss, un po’ di ingegno, ed il gioco è fatto. Tutte quelle informazioni, importanti ma secondarie per questo progetto filmico, come il dettaglio e la nitidezza e la neutralità colorimetrica della lente, che al contrario nelle MK II ne determinano il tratto distintivo, sono state “piegate” in color grading alla necessità del racconto nella misura in cui aiutassero lo spettatore ad entrare nella “follia” del regista, rimanendone piacevolmente “intrappolati”.