La sceneggiatura di Manlio Castagna mi ha da subito trasportato in un tempo ed uno spazio ben precisi, il tempo in cui gli Uomini d’Amore (come li chiamava De Crescenzo) commentavano la realtà che li circondava e ne restituivano il sapore intenso della vita con ideali e filosofia. Quel tempo ha, nel mio immaginario, i toni caldi e vaporosi con contorni tracciati in maniera morbida e pastellosa. Lo spirito del progetto ha sostenuto tutto questo, dettando le regole del gioco. Con Carlo Alessandro Argenzio, Francesco Paglioli e Fabio Ferro abbiamo applicato la prima regola di questa breve ed intensa esperienza filmica: l’Ecosostenibilità.
In questa ottica ho pensato alla Luce, solo naturale e ribattuta, ma soprattutto suggerita dalla geografia e dalle architetture dell’incantata Isola di Procida. Devo, con piacere ringraziare il Gruppo IREN e GIFFONI Innovation Hub per avermi concesso di raccontare con le immagini questa sfida.
Con lo stesso principio ho scelto le ottiche, le Carl Zeiss Zebra in produzione tra il 1952 ed il 1978, restaurate in maniera artigianale, che Unitalia mi ha messo a disposizione; come il macchinismo autocostruito da Giuseppe Speranza, fraterno amico e indispensabile collaboratore, a supporto della MDP (unico elemento di ultima generazione) Red Helium 8K, scelta per consegnare alla Storia una eterna replicabilità ed una informazione visiva al di sopra delle possibilità umane, come Procida merita.
Nelle parole del Nonno in chiusura di questa piccola opera, piccola nella durata ma non nel potenziale, è racchiuso il senso della nostra esistenza da cineasti: filmare la bellezza perché non vada sprecata per poi consegnarla a tutti quelli che ci sono e che verranno.